Sanificare, disinfettare, igienizzare o detergere. Qual è la differenza?
L’ISS (Istituto Superiore di Sanità) con il rapporto “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento” fa chiarezza tra i termini sanificazione, disinfezione, igienizzazione, detersione, pulizia e sterilizzazione. Vediamo le loro definizioni per comprenderne le sfumature di significato:
- Sanificazione: è un “complesso di procedimenti e operazioni” di pulizia e/o disinfezione e comprende il mantenimento della buona qualità dell’aria anche con il ricambio d’aria in tutti gli ambienti.
- Disinfezione: è un trattamento per abbattere la carica microbica di ambienti, superfici e materiali e va effettuata utilizzando prodotti disinfettanti (biocidi o presidi medico chirurgici) autorizzati dal Ministero della Salute.
- Igienizzazione dell’ambiente: è l’equivalente di detersione ed ha lo scopo di rendere igienico, ovvero pulire l’ambiente eliminando le sostanze nocive presenti.
- Detersione: consiste nella rimozione e nell’allontanamento dello sporco e dei microrganismi in esso presenti, con conseguente riduzione della carica microbica.
- Pulizia: per la pulizia si utilizzano prodotti detergenti/igienizzanti per ambiente che rimuovono lo sporco mediante azione meccanica o fisica.
- Sterilizzazione: processo fisico o chimico che porta alla distruzione mirata di ogni forma microbica vivente, sia in forma vegetativa che in forma di spore.
È evidente che alcuni di questi termini, come igienizzazione, detersione e pulizia, sono sostanzialmente interscambiabili, altri possono essere utilizzati solo in determinati contesti, è il caso di disinfezione o sterilizzazione, mentre sanificazione ha un significato più esteso. Lo analizziamo meglio nel prossimo paragrafo.
Sanificare significa anche mantenere una buona IAQ
Nel paragrafo precedente abbiamo visto che sanificazione ha un significato più ampio, ricomprende alcuni degli altri termini, con particolare riferimento al mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor.
L’art. 1.1 e) del DM 7 luglio 1997, n. 274 del Ministero dell’Industria e del commercio definisce “sanificazione“ quelle attività che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a rendere sani determinati ambienti mediante l’attività di pulizia e/o di disinfezione e/o di disinfestazione ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per quanto riguarda la temperatura, l’umidità e la ventilazione ovvero per quanto riguarda l’illuminazione e il rumore.
Per rendere sano un ambiente, dunque, non è sufficiente eliminare batteri e sostanze nocive da superfici e materiali, ma è necessario trattare anche l’aria che respiriamo.
Come mantenere una buona qualità dell’aria indoor?
Una delle soluzioni più immediate e semplici per migliorare l’IAQ (Indoor Air Quality) è certamente aprire le finestre. Sebbene la ventilazione manuale consenta il ricambio di una grande portata d’aria, non sempre garantisce una buona qualità dell’aria all’interno degli spazi confinati. Per questo motivo può rendersi necessario, in particolar modo all’interno di ambienti ad alta frequentazione, il ricorso a sistemi di trattamento dell’aria.
Le tecnologie più usate per la sanificazione dell’aria indoor sono:
- Filtrazione particolato
- Filtri adsorbitori
- Ionizzazione e Plasma Freddo
- Ozono
- Raggi UV-C
Vediamo nel dettaglio come agiscono sull’aria indoor.
Filtrazione particolato
La tecnologia più diffusa e conosciuta per il trattamento dell’aria indoor è la filtrazione meccanica. I filtri sono in grado di intercettare e rimuovere dal flusso dell’aria il contaminante, in questo caso particolato. L’efficienza di filtrazione, ossia la capacità del filtro di trattenere gli inquinanti presenti nell’aria, è strettamente legata alla dimensione delle particelle catturate, generalmente dell’ordine dei micron.
I filtri utilizzati per il trattamento dell’aria vengono oggi classificati da diverse norme tecniche, che ne definiscono con precisione caratteristiche e grado di efficienza in relazione al loro impiego.
In ambito pubblico e residenziale si utilizzano filtri classificati secondo ISO EN 16890, norma che caratterizza i filtri in funzione della capacità di rimozione del particolato PM1-2,5-10.
Negli ambienti in cui è necessaria una purezza dell’aria elevata, ad esempio Sale Operatorie o Camere Bianche, si ricorre ai filtri assoluti, regolati dalla normativa UNI EN 1822-1, che si differenziano in:
- EPA (Efficiency Air Particulate Filters) – Efficienza di filtrazione massima 99,5 % (0,3 um)
- HEPA (High Efficiency Air Particulate Filters) – Efficienza di filtrazione massima 99,999 % (0,3 um)
- ULPA (Ultra Low Penetration Air Filters) – Efficienza di filtrazione massima 99,99999 % (0,12 um)
Quando si utilizzano sistemi di filtrazione meccanica occorre verificare periodicamente lo stato dei filtri per eventuale sostituzione o pulizia. Infatti, se non correttamente manutenuti, questi sistemi possono diventare ricettacolo di batteri e dunque una sorgente inquinante ad elevato rischio biologico.
Filtri adsorbitori
Nei casi in cui captare le particelle non è sufficiente, si ricorre a sistemi adsorbenti in grado di intercettare molecole gassose tipicamente da 1.000 a 10.000 volte più piccole delle particelle più penetranti che passano attraverso i filtri HEPA e ULPA.
I filtri adsorbenti più conosciuti integrano i carboni attivi, materiali altamente porosi in grado di adsorbire le molecole gassose come i Composti Organici Volatili (COV).
Il processo di cattura avviene per saturazione, pertanto, oltre al corretto monitoraggio dello stato dei filtri, è opportuno considerare uno stadio di pre-filtrazione dell’aria per aumentare la vita utile del filtro a carboni attivi.
Ionizzazione e Plasma Freddo
La Ionizzazione e la tecnologia a Plasma Freddo si basano sullo stesso processo fisico: l’aria, esposta ad un forte campo elettromagnetico, viene caricata di ioni negativi e ozono, acquisendo un effetto ossidante verso i composti organici e un effetto elettrostatico sul micro-particolato, che tende in questo modo a depositarsi sulle superfici (pareti, pavimento, tappetti) anziché restare disperso nell’aria che respiriamo.
Le apparecchiature che possono generare in ambiente chiuso ozono, gas anche in minime concentrazioni dannoso per la salute, per l’immissione in commercio devono essere in possesso della certificazione EN 60335 – art.32, che impone il limite di produzione di 50 ppb in un volume di 26,25 mc (ovvero 2,3 x 3,5 x 3,0 m) nell’arco di 24 ore.
Ozono
L’ozono, in parte già presentato nel paragrafo precedente, è un gas molto reattivo, con forte potere ossidante, in grado di inattivare funghi, batteri e virus.
Nell’ultimo anno si è discusso molto rispetto al suo utilizzo per la lotta al COVID-19 come strumento di sanificazione shock attraverso sistemi autoproduttori.
Come riportato nel Rapporto ISS COVID 19 n. 25 /2020 l’uso di l’ozono deve avvenire in ambienti non occupati e debitamente confinati. (…) Pertanto, prima di ricorrere all’utilizzo di tale sostanza per il trattamento di locali è necessario valutare il rischio di esposizione sia degli addetti alle operazioni di sanificazione sia del personale che fruisce dei locali sanificati. Gli operatori devono essere addestrati ed esperti e provvisti di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI). Alla luce di quanto sopra non è pertanto indicato per uso domestico.
Raggi UV-C
La radiazione UV-C ha la capacità di modificare il DNA o l’RNA dei microorganismi impedendo loro di riprodursi e quindi di essere dannosi.
Per quanto riguarda questa tecnologia, il Rapporto ISS COVID 19 n. 25 /2020 precisa che in ambito indoor, se le superfici sono esposte a una radiazione UV non sufficientemente intensa, si potrebbe andare incontro ad una disinfezione inadeguata e conseguenti problemi di sicurezza.
La radiazione UV-C può essere utilizzata in sicurezza per disinfettare le superfici o gli oggetti in sistemi chiusi in cui la luce UV non fuoriesce all’esterno. Viceversa, i sistemi tradizionali con lampade UV-C installate a parete o a soffitto, in assenza di protezione dell’utente dall’esposizione, possono provocare gravi danni ad occhi e cute in funzione della lunghezza d’onda, dell’intensità e della durata di esposizione.
Conclusione
Sanificare significa anche mantenere una buona qualità dell’aria ambiente.
Le tecnologie per la sanificazione dell’aria qui illustrate hanno ciascuna i propri vantaggi e svantaggi.
Per aumentarne l’efficacia e agire su tutti gli inquinanti presenti nell’aria indoor, alcuni dispositivi di sanificazione dell’aria combinano più tecnologie attive con sistemi di filtrazione.
EiSei, il dispositivo per la sanificazione dell’aria indoor di NG Italia, riduce la presenza di muffe, funghi, batteri, virus, polveri sottili, e composti organici volatili grazie alle tecnologie della fotocatalisi ossidativa (PCO) e della ionizzazione bipolare, combinate con la filtrazione ad alta efficienza a carboni attivi.